Deismo nell’Assemblea Costituente Italiana

Durante la redazione della Costituzione italiana, il Padre Costituente e senatore di UDN, Arturo Labriola, paragonato a Voltaire dallo storico Luciano Guerci, difende i deisti (e non solo) dall’idea dei cattolici di fondare una Repubblica cattolica:

Fra l’articolo 5 e l’articolo 7 del progetto vi è un evidente contrasto. Grazie all’articolo 5, cioè per il fatto d’includere nella Costituzione il Trattato dell’11 febbraio 1929, la nostra è una Repubblica di cattolici; per l’articolo 7 siamo una Repubblica di cattolici e non cattolici. E allora che se ne fa dell’essenza di una democrazia nelle nostre leggi? Per l’articolo 7 i non cattolici sono cittadini di pieno diritto; per l’articolo 5 non lo sono. È vano sofisticare: se la nostra è una Repubblica cattolica, i non cattolici sono messi in una condizione d’inferiorità. Si dice: sono pochi. Fossero pochissimi o uno solo, l’offesa c’è. Ma che siano proprio così pochi, non mi risulta. Ci sono i protestanti, gli «evangelici» dicono loro. Ci sono gli ebrei. Ci sono i liberi pensatori. Cotesti comunisti, cotesti socialisti sono o non sono marxisti? Lo proclamano a tutti i momenti. Supponiamo che siano. Ma allora non appartengono a nessuno dei culti ufficiali. Possono essere anche credenti: deisti, teisti, idealisti, che so io? Cattolici non sono. Ci sono i cristiano-sociali? La Chiesa li riconosce? E chi lo sa? Se noi siamo una Repubblica democratica, dobbiamo riconoscere il diritto di tutti i cittadini, anche dei non cattolici a vivere, senza morale diminuzione, nella comune Repubblica. E l’inclusione dei Patti Lateranensi nella Costituzione di una Repubblica — di una Repubblica democratica, dico! — è una potente offesa a protestanti, israeliti e soprattutto ai liberi pensatori.(fonte)