PaleoDeisti

Con paleodeisti l’Unione Deista Italiana si riferisce a coloro che per primi si definirono deisti. Il termine paleodeista differisce da protodeista o deista ante litteram, che indicano invece coloro che avevano una visione religiosa che rientra nel deismo ma prima ancora il concetto “deismo” fosse coniato.

I deisti del 1564

I paleodeisti sono coloro che vengono citati nella prima testimonianza storica del termine “deista”, ovvero nell’Instruction Chrestienne (1564) del teologo Pierre Viret, ristampata nella voce Viret del Dictionnaire di Bayle. Viret, un calvinista, considerava il deismo una nuova forma di eresia italiana. Viret scrisse:

Ci sono molti che confessano che mentre credono come i turchi e gli ebrei che c’è una sorta di Dio e una sorta di divinità, tuttavia riguardo a Gesù Cristo e a tutto ciò di cui testimonia la dottrina degli Evangelisti e degli Apostoli, prendono tutto questo come fossero favole e sogni… Ho sentito dire che di loro, si fanno chiamare Deisti, una parola completamente nuova, che vogliono contrapporre ad Ateo. Perché “ateo” significa una persona che è senza Dio, mentre loro vogliono far capire che non sono affatto senza Dio, poiché certamente credono che ci sia una sorta di Dio, che riconoscono persino come Creatore del cielo e della terra. (fonte)

Viret parla nuovamente nei deisti nell’opera successiva L’Intérim fait par interviews (1565).

Si nascondevano

I paleodeisti erano criptodeisti. Quello dei paleocristiani era un notevole movimento segreto che destava preoccupazione alla Chiesa, si nascondevano non per avere problemi con la società cristiana, usanza che secondo le pochissime testimonianze è durata per più di un secolo. Viret scrive:

“si prendono gioco di ogni religione, (…) nonostante si conformino all’apparenza esteriore della religione di coloro con cui devono vivere”.

L’idea che i paleodeisti agivano in segreto è sostenuta da diversi studiosi, come Pierre Bayle, che nel 1702 rese note le osservazioni di Viret nel suo Dictionnaire, nel quale l’ingresso “Déistes” dà un rinvio incrociato a “Incrédulité”; e Henri Busson, i cui studi sul razionalismo contengono l’unico trattamento moderno della storia precoce del deismo.

Possibili membri

Geoffroy Vallée, bruciato nel 1574 per professare credenze con connotazioni deistiche.  Secondo Frédéric Lachèvre, (Le libertinage au XVIIe siècle, VIII, pag. 18) Vallée “È un deista, avversario delle religioni rivelate”.

Viret dice che tra di loro c’erano professori di Belle Lettere e Filosofia (‘ceux qui font profession des bonnes lettres et de la philosophie humaine’), il che fa pensare a Étienne Dolet. a cui esecuzione fu nel 1546. Se fosse così, il movimento dei deisti era già esistente nel 1546, circa 20 anni prima della denuncia di Viret.

Viret spiega che questi deisti ne hanno fatto una scuola con professori (‘sont non seulement infectés de cet exécrable athéisme, mais aussi en font profession et tiennent école’). Forse potrebbe riferirsi a Barthélemy Aneau, un professore e per alcuni anni il direttore del Collège de la Trinité a Lione. Fu linciato da una folla cattolica nel giugno 1561. Era sospettato di essere un Ugonotto, ma i Riformatori non lo rivendicavano come uno di loro.

François du Jon, attraversò una fase di incredulità mentre era a Lione. Aveva letto Cicerone e ascoltato obiezioni all’idea di provvidenza.

Zona geografica

Viret stava scrivendo a Montpellier da Lione, che era vicina al centro delle cose, mentre Montpellier era un avamposto piuttosto distante della Riforma. Non dice che si riferisce specificamente all’incredulità a Lione; scrivendo ai fedeli di Montpellier, potrebbe benissimo aver raccontato loro qualcosa che aveva sentito da colleghi in Svizzera, o conosciuto dall’esperienza precedente o dai visitatori a Lione.

Secondo alcuni studiosi l’origine del termine “deismo” risiede nel movimento antitrinitario che allora era un fenomeno importante, anche se sparso, nella vita religiosa dell’Europa. Si sviluppò negli anni Cinquanta e Sessanta del Cinquecento in gran parte attraverso una fecondazione incrociata di idee tra Italia e Polonia; molti esuli italiani solidali con la Riforma trovarono rifugio almeno temporaneo presso mecenati polacchi istruiti durante un periodo di tolleranza religiosa.

Il diplomatico Michel de Castelnau (1517–1592), in un passo delle sue Mémoires conferma la presenza dei deisti in Polonia, e aggiunge la Germania. Si chiede se siano arrivati anche in altri luoghi.

Non cristiani

Viret specifica che non sono atei: “per quanto ‘ateo’ significhi chi è senza Dio, essi vogliono far intendere che non sono affatto senza Dio, perché credono bene che ci sia qualche Dio, il quale riconoscono persino come creatore del cielo e della terra, come i Turchi, ma di Gesù Cristo non sanno chi sia, e non tengono nulla da lui, né dalla sua dottrina”. In un’opera successiva che menziona i deisti, L’Intérim fait par interviews (1565), Viret sottolineò lo stesso punto.

Antidogmatismo

Già i paleodeisti disponevano della libertà interpretativa spirituale, infatti Viret scrive che alcuni credono nell’immortalità dell’anima, ed altri no, ‘comme les épicuriens‘ che erano polideisti. Stessa cosa con con la divina provvidenza.

Evoluzione degli Epicurei

Prima dell’invenzione del termine “deisti”, si usava il termine “epicurei” con significato analogo. Secondo lo studioso Christopher Betts, autore di Early Deism in France: From the So-Called ‘déistes’ of Lyon to Voltaire’s ‘lettres Philosophiques’:

“Il riferimento agli epicurei sosterrebbe l’ipotesi che i ‘déistes’ erano umanisti la cui lettura classica li aveva distaccati dalla fede cristiana e che avevano inventato una parola per denotare semplicemente la fede in Dio. Se non fossero disponibili altre prove, questa ipotesi sarebbe la più plausibile.”

Anti-Trinitari

Pochi anni dopo l’Istruzione cristiana di Viret, il primo riferimento al deismo da parte cattolica si trova in un catalogo delle eresie di Prateolo (Gabriel Du Préau), l’Elenchus haereticorum del 1569. In una lista cronologica delle date in cui le eresie sono apparse per la prima volta, la data dei “deistae seu trinitarii” (“deisti o trinitari”) è indicata come 1564, l’anno del libro di Viret.

Nell’articolo dedicato a loro (Liber IIII, p. 139), Du Préau afferma che hanno avuto origine nella Riforma polacca. Per quanto riguarda i ‘trinitarii’, era un termine usato, in modo confuso, dai polemisti cattolici per indicare coloro che ora vengono comunemente chiamati anti-trinitari. La “odiosa eresia” si diffuse a Lione, secondo Du Préau, nel 1566. Nonostante la lieve discrepanza nella data, che suggerisce che non si stesse basando sull’Istruzione cristiana, ma che deve essere riferito allo stesso gruppo di Viret.

Secondo Du Préau, «deistae» non era affatto il nome dei liberi pensatori che negavano ogni fede cristiana, come aveva sostenuto Viret, ma era semplicemente un altro dei numerosi termini coniati per indicare le opinioni antitrinitarie che venivano comincia appena a propagarsi in Polonia, dopo essere stato portato avanti da Serveto e da italiani come Gentile in Francia e Svizzera. Il riassunto di Du Préau dei principi fondamentali dei “deisti” suggerisce come il termine sia nato: per trasmettere l’idea che esiste un solo vero Dio, Dio Padre, non una trinità di dei?

Il diplomatico Castelnau, conferma la persistenza del legame tra ‘deismo’ e antitrinitarismo in un passo delle sue Mémoires: “c’era a Lione una nuova setta di deisti e trinitisti, che è una specie di eresia che è stata in Germania, Polonia e altri luoghi?”.

I Deisti chiesero il Riconoscimento

I riferimenti successivi in francese ai deisti di Lione (oltre a quanto Viret disse nel suo Intérim, ripetendo i suoi punti precedenti) ribadiscono il collegamento con l’eresia. Pierre de Saint-Julien, lo storico ferventemente cattolico della Borgogna, scrive nel suo Melanges historiques del 1588:

“L’editto primario di pacificazione fu pubblicato in Francia quando improvvisamente emerse a Lione una setta di Ariani, covata da tempo proprio a Lione da un tedesco e un italiano (…) Anche i Postelliani, i Trinitari o Servetisti e altri fino agli Acristi e Deisti erano pronti a farsi avanti, tutti affermando di poter godere dei benefici dell’editto.”

Saint-Julien si sforza di mostrare le terribili conseguenze della tolleranza; l’editto, noto anche come l’«édit de Janvier» (Editto di Gennaio), del 1562, concesse ai riformatori una limitata libertà di culto. Sembra considerare i deisti come qualcosa di peggio dei “trinitaires”, ma da ciò si può dedurre poco, poiché appare vago riguardo alle differenze tra le sette che menziona. Altrove si riferisce a ‘un Alamanni”, non a ‘un Allemand’, come capofila del gruppo ariano; deve aver pensato a Lodoico Alamanni, espulso da Lione nel 1566 per eresia. Nel suo caso, però, i guai sono stati causati dalle sue opinioni sull’Eucaristia, non sulla Trinità.

La stessa spiegazione per l’apparenza dell’incredulità è data da Viret nella sua epistola dedicatoria, parlando dei «deisti»:

«tra queste dispute che ci sono oggi in materia di religione, molti abusano molto della libertà data loro di seguire le due religioni che sono in disputa, o l’una o l’altra. Perché ci sono molti che rinunciano a entrambe e vivono senza alcuna religione.» (Istruzione chrétienne, vol. II, pagina non numerata 9).