Molte persone si chiedono perché c’è il Male, e ritengono la sua esistenza una prova dell’inesistenza di Dio. Perché ci sono guerre, malattie, catastrofe naturali che mietono miliardi di vite umane e non, se Dio è buono?
Sulla bontà di Dio, molto portano il paradosso principale della teodicea, la branca della teologia che cerca di rispondere alla domanda: se Dio è buono, perché c’è il male? Schematizzaabile così:
- Enunciato: Essendo Dio “infinitamente buono” o puro bene, non potrà mai causare o essere il male; essendo Dio “onnipresente” è presente in ogni cosa, in ogni momento, e in ogni luogo; essendo Dio “onnipotente” può vincere contro ogni forza antagonista.
- Paradosso: Assumendo l’esistenza del male in senso cristiano, o Dio non è onnipresente (altrimenti il maligno sarebbe una sua parte), o Dio non è onnipotente (in quanto il maligno esiste senza che sia sconfitto), o Dio non è infinitamente buono (poiché il maligno sarebbe una creazione di Dio o ne permette comunque l’esistenza).
Ci sono tante possibili risposte a questo paradosso da parte della teologia rivelata, che fonda i suoi asserti sulla fonte testuale delle Sacre Scritture e/o dei Dogmi, ma noi in quanto deisti preferiamo la teologia razionale, la branca della teologia che si caratterizza per il tentativo di dimostrare, a partire dall’uso della sola ragione, l’esistenza e gli attributi ontologici di Dio, o come definita da Johann August Eberhard nel 1781:
«la conoscenza scientifica dell’esistenza e degli attributi divini basata sulla ragione»
Secondo il deista Leibniz, questo è il migliore dei mondi possibili.
Quello che però possiamo esservare oggi, grazie alla ricerca scientifica, è che esiste una tendenza naturale all’etica, ovvero con lo sviluppo della razionalità nella vita, si ha un progresso equivalente con l’etica generale degli esseri viventi.
Un microrganismo carnivoro punterà ad uccidere le sue prede e non fare valutazioni empatiche di alcun tipo, perché deve puntare solo alla sopravvivenza. Animali più evoluti invece hanno saputo dimostrare gesti di gentilezza verso animali, anche se dotati di predatorietà. Inoltre abbiamo visto che oltre alla competizione si è sviluppata anche la collaborazione, pure inter-specie chiamata “mutualismo”.
Si può dire che la collaborazione è un’evoluzione più etica della competizione spietata.